La casa passiva è la casa del futuro? L’obiettivo è concreto e realizzabile già oggi grazie alle innovazioni tecniche, ai prodotti ed agli strumenti a disposizione, e in Friuli Venezia Giulia, grazie alla maturità delle competenze già consolidate sul territorio. È quanto è emerso dal Secondo Convegno Passivhaus del FVG, che si è tenuto lo scorso 4 luglio a Palmanova, nella sala gremita del Teatro Gustavo Modena.
Il convegno è stato organizzato su iniziativa di APE, Agenzia per l’Energia del FVG, che ha anche costituito un anno fa l’IGP FVG (il Gruppo di interesse sulle case passive del FVG), riunendo un nutrito gruppo di professionisti attivi nel campo della progettazione di case passive e case “a energia quasi zero” o NZEB, cioè Near Zero Energy Building.
Gli edifici “passivi” sono in grado di sfruttare al massimo l’energia solare e l’energia di scarto prodotta internamente, assicurando il comfort invernale senza apporti significativi di energia da parte degli impianti di riscaldamento convenzionali. Costruire edifici a ridottissimo fabbisogno energetico è ormai doveroso, inoltre è la direttiva europea 2010/31/UE a stabilire che dal 2020 tutte le nuove costruzioni dovranno essere “a energia quasi zero”, norma che l’Italia non ha ancora recepito, cosicché gli esempi virtuosi risultano frutto di iniziative non subordinate all’osservanza di una specifica indicazione normativa. Nella nostra regione, ha osservato l’architetto Fabio Dandri di APE, grazie alla certificazione energetica CasaClima, volontaria, dei 150 edifici certificati con tale protocollo, circa la metà è coerente con i requisiti della casa passiva.
Costruire un casa passiva significa studiare soluzioni edilizie e impiantistiche performanti ed innovative orientate al raggiungimento della massima efficienza energetica, applicandole a tutte le tipologie costruttive ed in tutti i contesti climatici, come hanno illustrato i due relatori che hanno portato le proprie esperienze da due specifici micro-climi italiani. Per l’edificio realizzato nel clima padano, i problemi di surriscaldamento ed umidità sono stati risolti da Claudio Pellanda (IGP Veneto) attraverso lo studio accurato dello sfasamento e la ventilazione naturale, che hanno anche reso necessarie delle soluzioni anti-intrusione. Nel clima mediterraneo, invece, l’ingegnere siciliano Carmelo Sapienza ha affrontato il problema del surriscaldamento con una tecnica di ventilazione recuperata dalla tradizione, quella delle “stanze dello Scirocco” ed ha superato le resistenze di chi temeva un edificio futuristico disegnando una struttura perfettamente inserita da un punto di vista estetico nel contesto culturale di riferimento.
Il valore aggiunto dell’estetica è stato raggiunto anche attraverso la riqualificazione di un condominio passivo a Linz, dove le facciate isolanti prefabbricate hanno reso più armonioso il vecchio edificio ristrutturato dallo studio Arch+More di Velden e presentato dall’architetto Gerhard Kopeinig. Sempre di ristrutturazione, ma di uno stabile del 1600, ha parlato l’ingegner Oscar Stuffer che ha dimostrato la fattibilità tecnica di conservare un edificio storico senza rinunciare alla massima efficienza energetica. Il più grande insediamento residenziale passivo – 2000 appartamenti, a cui su aggiungono uffici e servizi – si trova a Vienna: come ha illustrato Daniel Bammer, dello studio Riepl Kaufmann Bammer Architectur, Eurogate è un quartiere che concretizza il concetto di smart grid.
Ma qual è lo stato dell’arte della casa passiva in Friuli Venezia Giulia? Diversi esempi hanno testimoniato, nel corso del convegno, il fermento che c’è in regione: dal progetto di recupero di una casa a Udine in fase di certificazione CasaClima Oro (cioè con un fabbisogno energetico inferiore a 10 kWh/mqa), a dimostrazione delle opportunità date non solo dalla costruzione del nuovo, ma anche dal recupero dell’esistente, al “quartire passivo” di Pordenone, che conta 11 unità singole o bifamiliari tutte certificate CasaClima A oppure Oro proiettate verso l’autosufficienza energetica. Dall’edificio passivo in paglia a Tolmezzo, che ha lasciato al suo progettista spazio alla sperimentazione ed all’individuazione di una prassi attraverso l’esperienza di cantiere, al continuo miglioramento dei sistemi impiantistici nelle case passive friulane, che vede una sempre maggiore sinergia tra involucro ed impianti.
Hanno chiuso la giornata gli interventi di alcune aziende che hanno studiato e possono già proporre sul mercato prodotti e soluzioni innovative per la casa passiva: Marinig Serramenti, Pontarolo Engineering, DomusGaia e Zehnder.
Insomma, come ha detto Franscesco Nesi, direttore di Zephir, in apertura del convegno, qualcosa (finalmente) si muove, non solo a livello europeo ma anche, nello specifico, sul territorio regionale.
L’Assessore regionale alle infrastrutture, mobilità, pianificazione territoriale e lavori pubblici Mariagrazia Santoro ha concluso apprezzando la vetrina di professionisti, aziende e progetti che sperimentano la casa passiva e affermando che la nostra regione, come laboratorio di eccellenze sul tema della casa, ben rappresenta questa innovazione. Un’ultima osservazione l’Assessore l’ha fatta sulla certificazione energetica, sottolineando che non deve essere un semplice timbro in più ma uno stimolo per la ricerca di soluzioni ottimali.
Ascolta l’intervista realizzata da Friuli Future Forum all’Assessore Santoro.
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